Riciclo rifiuti: da Seipa modello che decuplica i risultati
Possibile portare il tasso di sostituzione nazionale dallo 0,4% al 52%
Roma, 12 ottobre 2025 – In Italia si producono ogni anno circa 46 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione, cosiddetti C&D, pari a quasi il 40% di tutti i rifiuti generati nel paese. Un numero enorme, che colloca l’Italia al terzo posto in Europa dopo Germania e Francia.
La quasi totalità di questi rifiuti, il 98%, viene avviato a riciclo, ma si tratta di un ciclo interrotto alla partenza, perché in realtà solo lo 0,4% viene poi reimpiegato come aggregato riciclato nei nuovi cantieri. Si arriva così al paradosso di una filiera che invia quasi tutto al riciclo, ma che chiude il cerchio solo in minima parte.
In netta controtendenza si è rivelato il Gruppo Seipa, specializzato nella gestione e valorizzazione dei rifiuti inerti, che con la sua metodologia ha portato il tasso di sostituzione degli aggregati nei suoi impianti fino al 52%.
Il risultato risulta in linea con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, PNRR, e del Piano d’azione europeo per l’economia circolare e dimostra che la concreta possibilità della transizione circolare.
“Non basta riciclare, bisogna reintrodurre i materiali nei processi produttivi e ridurre la pressione sulle risorse vergini o la dipendenza da pratiche puramente estrattiviste - sottolineano i responsabili del Gruppo Seipa - Nei nostri siti ogni anno immettiamo sul mercato volumi di materie prime-seconde tripli rispetto agli aggregati naturali, rendendo la sostenibilità un fatto concreto, non uno slogan”.
“Se il modello Seipa fosse replicato su scala nazionale - concludono gli esperti del gruppo - permetterebbe all’Italia non solo di centrare gli obiettivi europei, ma di posizionarsi come modello di riferimento per la transizione circolare, trasformando il comparto delle costruzioni in uno dei motori più virtuosi della decarbonizzazione e dello sviluppo sostenibile”.
L’impatto potenziale è enorme: portando il tasso di sostituzione nazionale dallo 0,4% al 52%, si potrebbero risparmiare oltre milioni di tonnellate 20 milioni di tonnellate di materiali vergini l’anno, equivalenti a 50 stadi olimpici colmi di inerti, portando ad una riduzione di circa 4,6 di CO2, pari al 25% delle emissioni del comparto C&D, e ad un risparmio di oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti conferiti in discarica.
In termini economici, significherebbe generare un valore stimato di 2,5 miliardi di euro all’anno per il settore, riducendo al contempo i costi ambientali e sociali.
A livello europeo, la Commissione UE ha fissato l’obiettivo di raggiungere un tasso di recupero e riutilizzo del 70% per i rifiuti da C&D entro il 2030. Il percorso richiede tre azioni chiave: innovazione tecnologica, per garantire la qualità e la tracciabilità degli aggregati riciclati; spinta normativa, con criteri ambientali minimi (CAM) sempre più stringenti e premianti per chi utilizza materiali riciclati negli appalti pubblici; e infine un cambio culturale, affinché i progettisti e i committenti riconoscano l’equivalenza tecnica tra materiali naturali e riciclati.
La sfida è culturale e industriale: trasformare un problema in una risorsa e un costo in un’opportunità.
