Cambiamento climatico: in Italia una impresa su 3 a rischio
Redazione Ines / 30 ottobre 2025

Cambiamento climatico: in Italia una impresa su 3 a rischio

Perdite economiche dell’1,8% del fatturato

Roma, 30 ottobre 2025 - Pioggia, inondazioni, siccità, frane: a causa delle calamità ambientali le imprese rischiano perdite economiche, anche pesanti, cui si aggiungono le mancate entrate e i costi di ripristino.

In Italia, nel 2024 si sono registrati 351 eventi estremi: si tratta del terzo anno consecutivo sopra quota 300 e ci sono già 110 eventi ufficialmente conteggiati da gennaio a metà maggio 2025 ,  con un incremento del 31% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. 

Nell’Unione Europea, tra il 1980 e il 2023 le perdite economiche da eventi meteo-climatici ammontano ufficialmente a 738 miliardi di euro,

Nell’intero globo, le perdite globali da catastrofi naturali nel solo 2024 sono state pari a oltre 320 miliardi di dollari , con danni assicurati per circa 120 miliari e nel 2025 il trend resta in linea.

Ener2crowd, piattaforma italiana per gli investimenti ESG, ha presentato uno studio sulla rischiosità climatica delle imprese italiane. L’analisi valuta la probabilità di perdite economiche derivanti da 4 classi di rischio fisico: ondate di calore, precipitazioni intense, inondazioni e frane, restituendo una mappa per settore e provincia.

“Nel nuovo scenario contraddistinto da cambiamenti climatici sempre più rapidi - ha dichiarato Niccolò Sovico, Ceo e cofondatore di Ener2crowd -  un’impresa su tre risulta esposta a potenziali perdite economiche a causa dei fenomeni analizzati”.

“Già oggi, a livello globale - prosegue Sovico - i disastri naturali causano in media danni per oltre 250 miliardi di dollari l’anno e più di 10 mila vittime. In Europa gli anni dell’ultimo quadriennio , 2021-2024 sono tutti nella top-5 per perdite economiche e il 2025 si mantiene sopra la media”.

Le perdite economiche sono già ad oggi pari all’1,8% del fatturato. Ma entro il 2050, in assenza di robuste strategie di adattamento, si stima che possano sestuplicarsi andando a sfiorare il 10,8% del fatturato.

Nel 2025 le più esposte ai rischi risultano Verbano/Cusio/Ossola, Lecce, Catania, Genova, Piacenza, Rovigo, pavia e Siracusa, che presentano un indice superiore al 28%.

A rischio medio alto si trovano Firenze, 25,2%, Napoli,25%, Roma, 24% e Milano, 23%.

In Italia le ondate di calore, pur più marcate nel Sud e lungo la Val Padana, tendono a omogeneizzarsi su tutto il territorio per effetto del riscaldamento globale. Riguardo ad altri eventi naturali correlati al climate change, i pericoli non sono uniformi a livello territoriale: il rischio inondazione è molto più elevato nelle aree di pianura fluviale e lungo le coste. Le frane si verificano con maggiore incidenza al Nord e in minore percentuale colpiscono anche il Centro e altre regioni. La distribuzione delle ondate di calore risulta invece geograficamente capovolta, con il Sud a maggior rischio.

Prendendo in esame le inondazioni la posizione più rischiosa è quella di Rovigo, con indice 40%, segue Genova, 35%, Udine, 32%, Gorizia, 31%, Ferrara, 26%, Ravenna, 25%, Firenze, 24%, Bologna e Catania, 23%, Roma e Milano, 22%, Forlì-Cesena, Parma, Rimini e Lecce, 21%. Per le frane nei primissimi posti si collocano Aosta, 62%, Verbano-Cusio-Ossola, 45%, Trento, 44%, Sondrio, 42%, Belluno, 40%, Lecco, 32%, Avellino e Bolzano, 31%, L’Aquila, 30%, Genova, 29%, Massa Carrara e Biella , 28%, Savona, Arezzo, Cuneo, Rieti e Imperia , 27%. In cima alla classifica delle ondate di calore ci sono Catania, 58%, Taranto, 57%, Foggia, 55%, Agrigento, 52%, Bari e Siracusa, 51%, Lecce, Brindisi e Trapani, 50%, Barletta-Andria-Trani, Napoli, Reggio Calabria, Crotone, Messina, Sud Sardegna e Catanzaro, 49%. Infine, nella quarta categoria, quella delle precipitazioni intense, i rischi maggiori si corrono a Verbano-Cusio-Ossola, 84%, Lecce , 45%, Piacenza, 40%, Pavia, 37%, Catania e Siracusa, 30%, Vercelli, 27% e Livorno, 23%, Foggia e Bari, 18%, Barletta-Andria-Trani, 17%, Taranto, Palermo, Ferrara e Genova, 16%.

Per quota di imprese esposte, i settori più a rischio risultano: agricoltura, allevamento e pesca, 56%; energia, gas e acqua, 45%; edilizia, 44%; magazzini e logistica, 42%; industria, 39%; alberghi e ristorazione, 35%; servizi, 33%; commercio, 32%; artigianato, 30%.

* L’analisi di Ener2crowd è fondata su modello di probabilità di perdita economica a livello aziendale per ondate di calore, precipitazioni intense, inondazioni e frane. L’unità di analisi sono le imprese classificate per settore Ateco aggregato e per provincia. Le stime, basate su dati Eea, Icsr, Legambiente, Swiss Re e Munich Re, sono statistico-probabilistiche e indicano l’esposizione potenziale a perdite economiche, non previsioni deterministiche.

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