Il 60% delle aziende farmaceutiche italiane si avvale dell’intelligenza artificiale
Quasi la metà dei medici specialisti prescriverebbe una terapia digitale, se fosse permesso
Milano, 11 luglio 2025 - L’intelligenza artificiale è tra le priorità di innovazione per migliorare il coinvolgimento dei professionisti sanitari, per scoprire nuovi prodotti e per supportare le sperimentazioni cliniche. Le soluzioni di intelligenza artificiale più diffuse oggi nelle aziende farmaceutiche, circa 8 aziende su 10, sono quelle per la ricerca e analisi di articoli scientifici e documentazione.
Il 41% dei medici di medicina generale e il 33% dei medici specialisti hanno già consigliato applicazioni per tenere sotto controllo i parametri clinici, il 24% e il 31% app per migliorare lo stile di vita.
Sono questi alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Life science innovation del Politecnico di Milano, presentata il 9 luglio durante il convegno ‘Life Science: costruire il futuro tra digitale, algoritmi e nuove competenze’. Uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori digital innovation della Polimi school of management, che affrontano i temi chiave dell’innovazione digitale nelle imprese e nella pubblica amministrazione.
Altri ambiti importanti di investimento sono rappresentati dallo sviluppo di app per la salute e sensori per raccogliere dati clinici, ritenuto prioritario per il 48% delle aziende, e lo sviluppo di Terapie digitali, DTx, soluzioni digitali validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, che è prioritario per il 38%. Attraverso la ricerca è emerso che le app più diffuse sono quelle per migliorare lo stile di vita, che sono utilizzate dal 39% dei pazienti e 18% dei cittadini, quelle per tenere sotto controllo i parametri clinici, 30% e 16% e quelle per aumentare l’aderenza terapeutica, 14% e 10%.
“Più della metà delle aziende ha istituito funzioni o ruoli dedicati all’innovazione digitale, mentre circa un quarto ha creato team di progetto specifici per seguire singoli ambiti tecnologici - ha spiegato Alberto Redaelli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Life science innovation - Tuttavia, solo nel 38% dei casi viene definito un budget per l’innovazione digitale a livello centrale, segno che la gestione resta ancora in molti casi poco strutturata”.
Quattro medici di medicina generale su dieci e un terzo dei medici specialisti hanno già consigliato app per tenere sotto controllo i parametri clinici, mentre un medico di medicina generale su quattro e un terzo degli specialisti hanno già promosso altre applicazioni per migliorare lo stile di vita.
E proprio l’esperienza maturata con le app per la salute è il punto di partenza per l’introduzione di soluzioni digitali più avanzate, come le terapie digitali, un ambito per il quale in Italia non esiste ancora una normativa di riferimento, nonostante diverse proposte di legge che stanno cercando di regolamentarne l’uso: il 45% dei medici specialisti italiani sarebbe disposto a prescriverle, se fosse possibile. A livello internazionale si contano oggi 112 terapie digitali attive, applicate soprattutto nella salute mentale, per il 35%, nell’endocrinologia, il 22%, nella reumatologia, 9%, e nella neurologia, 9%.
L’intelligenza artificiale si diffonde nella ricerca clinica. Nella fase di drug discovery si contano ben 152 startup su oltre 180 attive a livello internazionale, che catalizzano investimenti elevati:quasi il doppio rispetto alla media, 28,4 milioni di dollari rispetto a 16,3 milioni. Grazie all’AI Generativa è possibile individuare nuovi target terapeutici e creare molecole innovative, con un risparmio di tempi, costi e maggiore personalizzazione della terapia. Nella fase di sperimentazione clinica, tra le aziende farmaceutiche sono diffuse soluzioni di AI per la progettazione degli studi e la pianificazione e nel monitoraggio delle attività, pari al 52%.
Nella fase di approvazione del farmaco, l’AI facilita la redazione automatizzata di documenti amministrativi. Nel post-marketing consente il monitoraggio continuo e tempestivo della sicurezza del farmaco con l’analisi di dati real-world, adottata dal 30% delle aziende.
Nella relazione tra aziende farmaceutiche e professionisti sanitari, invece, l’AI è utilizzata per la profilazione e segmentazione dei professionisti, 68%, per l'analisi e la sintesi dei medical insights emersi dalle interazioni tra Informatore scientifico del farmaco, ISF, o Medical science liaison, MSL, e i professionisti sanitari, 58%, e per la generazione di contenuti personalizzati, 50%.
Sono meno diffuse le soluzioni di AI per la Next Best Action, circa il 43%, che suggeriscono a ISF e MSL contenuti e azioni successive, sulla base dei comportamenti e delle preferenze.
Le soluzioni di intelligenza artificiale più diffuse, il 78%, sono dedicate alla ricerca e analisi di articoli scientifici e documentazione, come l’analisi automatizzata della letteratura e la sintesi di contenuti scientifici, utilizzate sia nella fase di ricerca clinica, supportando l’identificazione di evidenze, target terapeutici e razionali degli studi, sia nel customer engagement, per generare contenuti rilevanti e aggiornati.
L’edizione 2024-25 dell’Osservatorio Life science innovation della Polimi school of management è stata realizzata con il supporto di: Angelini Industries, Chiesi Italia, CompuGroup Medical, Gruppo Servier in Italia, Fondazione ICSC, GSK, IFAB, Laife Reply, Novartis, NTT Data Italia, Pfizer, Sanofi Italia, UCB Pharma, Roche, Theras Group, Veeva Systems; e con il patrocinio di AISC, AMD, AME, Alleanza Malattie Rare, APMARR, ASSD, Confindustria Dispositivi Medici, FADOI, FAND, Farmindustria, FederAsma e allergie, Federfarma, FIASO, FNOPI, GIDM, Onconauti, Società Italiana di Farmacologia, SIMFER, Società Italia di Telemedicina.
